Bollicine d'oltre Manica
di Max Amantini

26 dicembre 2013

Ormai i cambiamenti climatici sono un fatto reale e ancor più devastante per il nostro pianeta. Tutto ciò si riflette in modo proporzionale nei confronti delle specie animali e vegetali con fattori che vanno ad intaccare il normale corso dell’ecosistema.

Pensare che fino a pochi anni fa se si ipotizzava una produzione vitivinicola in determinati punti del nostro pianeta potevamo farci una simpatica risata, oggi “grazie” soprattutto al global warming possiamo parlare di aziende che producono vini di altissima qualità in territori dove fino a poco tempo fa sembrava quasi utopia.

Il Regno Unito, patria della rivoluzione industriale oggi è una realtà ormai affermata con ben circa 140 aziende che producono bollicine con rifermentazione in bottiglia. Nelle suggestive scogliere di “Dover” situate a sud dell’isola, possiamo trovare un terreno gessoso con una massiccia presenza fossile che attribuisce ai vini caratteristiche molto simili a quelle dei grandi Champagne Francesi. La parabola qualitativa è dovuta sopratto al riscaldamento globale, gli ingenti investimenti e la sfida lanciata dagli intraprendenti enologi Inglesi, tutto questo fa si che l’Inghilterra si stia affermando sempre più con i suoi sparkling wines, facendo parlare di se un po’ ovunque, con riconoscimenti e premi da parte degli addetti del settore.

Nell’Antica Britannia si praticava viticoltura sin dall’epoca Romana; Durante il XVI sec. si potevano contare circa 130 vigneti che appartenevano ai nobili ed alla Chiesa. A causa di una piccola glaciazione e dopo la chiusura dei Monasteri da parte dalla Chiesa Romana gran parte dei vigneti scomparve. Il 17 dicembre 1662, lo scienziato Christopher Merret presentò alla Royal Society di Londra una sua proposta di legge sulla produzione del vino, la quale attribuiva il termine “sparkling wine” con il metodo dell’aggiunta di zucchero al vino e fu proprio li che nacque il metodo classico in Inghilterra, pensate molti anni prima di Dom Pérignon e delle tecniche di spumantizzazione francesi.

Oggi in Inghilterra possiamo contare circa 1300 ettari vitati, principalmente chardonnay e pinot nero, ma possiamo trovare anche vitigni ibridi come bacchus e seyval blanc, per una produzione media di 2.5 milioni di bottiglie l’anno. Nel 2004 entra in vigore un disciplinare ancor più restrittivo che attribuisce l’identificazione di “Quality Wines”, il tutto per fare una netta distinzione dai Regional Wines e dai UK Table Wines.

La battaglia è appena iniziata, chissà se con il passare del tempo le bollicine Inglesi potranno dare filo da torcere ai grandi Champagne, ai nostri Franciacorta o ai Cava, di certo possiamo affermare che se fino a qualche anno fa la produzione di spumanti in Inghilterra sembrava quasi utopia, oggi è una bellissima realtà.