Kurni, la ricchezza organolettica del territorio Piceno e delle uve Montepulciano
di Foodwineadvisor

30 marzo 2014

Sono sempre stato affascinato dalle tante polemiche che nel tempo si sono scatenate sul famoso vino denominato Kurni, prodotto da uve Montepulciano.

Recentemente avevo degustato l'annata 2011 al banco d'assaggio, durante l'evento Vignaioli Naturali a Roma, dove sinceramente non ero rimasto molto impressionato da questo vino veramente giovane.
Purtroppo era il primo giorno della manifestazione, ben organizzata da Tiziana Gallo, ed essendo non presente Marco Casolanetti non ho quindi potuto dissipare le mie perplessità.

Grazie a Fabrizio Gulini, si è subito presentata la possibilità di partecipare a una degustazione verticale del Kurni, presso l'AIS Castelli Romani, che mi ha visto partecipe insieme a tanti appassionati.
Con Fabrizio e Marco c'era il competente e carismatico Daniele Cernilli, che tra l'altro, ha fatto parte dell'AIS già nel 1979 e ha diretto il Gambero Rosso.

Marco Casolanetti, nel lontano 1997, iniziò a fare il Kurni da garagista, in altre parole producendone così poche bottiglie (1000) da poter idealmente stare in un garage, da cui l'appellativo usato in ambiente enologico e con il quale vengono identificati i micro produttori. Tant'è vero che Marco farà parte del gruppo Marchigiano PicenInvisibili.
Oggi la produzione si è attestata intorno alle 7000 bottiglie, con l'altro vino aziendale, Kupra prodotto con il vitigno Bordò (biotipo del Grenache - Cannonau), a contribuire per circa 500 bottiglie.

L'azienda si estende su 10 ettari ed è di proprietà della famiglia Rossi.
I genitori di Eleonora, attuale proprietaria, vendevano la maggior parte dell'uva raccolta e solo una piccola parte era vinificata. Le belle vigne di Montepulciano sono molto fitte. Le vecchie vigne, quasi centenarie, hanno una fittezza per ettaro di 7000 piante, mentre i nuovi impianti arrivano a 22.000. Adesso si sta sperimentando una nuova vigna con 40.000 piante per ettaro. Questa straordinaria fittezza permette di lasciare in crescita solo 2 grappoli per pianta, ottenendo così un vino dai polifenoli alti come un Sagrantino e con una quota di antociani tra le più alte in assoluto.
Durante la vendemmia, le uve raccolte dalle varie particelle, saranno gestite separatamente e transiteranno in acciaio e in tini troncoconici dalla capacità di 20/30 ettolitri.
La fermentazione spontanea (lieviti indigeni) ha durata di 15/20 giorni ed avviene senza controllare la temperatura. Al fine di dare la giusta quantità di ossigeno, si avrà cura di fare invecchiare il vino per 12 mesi in barrique nuova e successivamente ancora 12 mesi in un'altra barrique nuova. Queste procedure rigorose, precise e attente permetteranno di creare una dei migliori vini Italiani, vino che è stato denominato Kurni al fine di ricordare il soprannome della famiglia di Eleonora, che è Kurnì.

Passando alla degustazione di 5 annate, si nota subito che il colore è di solito rubino impenetrabile tranne che per il 2001 che si presenta granato e il 2011 che risulta meno profondo e con un'unghia più ampia e sfumata.
Il Kurni 2001, figlio di un'annata bellissima, grande, ricca e con le giuste successioni delle stagioni con altresì una bella vendemmia, mostra al naso l'amarena sotto spirito e il cacao insieme alle note speziate. In bocca è setoso con tannino morbido e saporito quasi salato.
Dotato di ottima spalla acida che dona equilibrio in tanta concentrazione e alcol. Un vino che va goduto subito.
Il Kurni 2004 sconta un'annata più calda della 2001, soprattutto nel finale. Lo capisci subito dal suo colore più scuro. Emana profumi di prugne, spezie, note di aceto balsamico tradizionale, tamarindo insieme a una leggera volatile. A distanza di tempo, le note di liquirizia iniziali sono più percettibili e imprimono ulteriore complessità aromatica. In bocca il tannino è evidente e godibilmente dolce. Più dinamico e "maschio" del precedente può generare una beva compulsiva. Vino da applausi a scena aperta.
Anche il Kurni 2007 è figlio di un'annata calda. Odora di frutta rossa e nera con particolare evidenza di amarena, viola e mirto che ben si accompagnano alle spezie e note di legno residue. Alla beva è caldo, tannico, composto, morbido, possente e con zucchero più evidente rispetto agli altri vini precedentemente degustati. Il vino tenderà a equilibrarsi, quindi sarà meglio farlo riposare qualche anno ancora in cantina al fine di berlo alla sua massima espressione. Annata calda con pioggia nella prima parte della primavera e a inizio estate per ilKurni 2009. Al naso ecco l'amarena e le note balsamiche, mentre in bocca è giovane, tannico, con acidità sostenuta e un bel mix di dolce e salato. Buono subito ma consiglio di farlo riposare in bottiglia per ottenere un'eccezionale bevuta futura.
Il Kurni 2011 ha vissuto un'annata calda, ma non eccessiva. Il colore si fa notare per la minore concentrazione, che ritroviamo anche nei profumi che risultano, al momento, più attenuati rispetto alle altre annate. In bocca è morbido col tannino e la parte dolce in evidenza. Questo vino è ancora molto giovane e va acquistato per lasciarlo crescere con l'invecchiamento, godendosi nel frattempo le annate già pronte.

La degustazione si chiude con una fetta di pane, lievitato naturalmente, bagnato con l'olio EVO di Oasi degli Angeli.
Da un'azienda, capace di costruire un vino così emozionante, non potevo aspettarmi che un olio parimenti coinvolgente e dotato di una dolcezza e di un fruttato inarrivabile.
Bravissimi Eleonora e Marco ad aver concentrato all'interno del proprio vino, e del proprio olio, tutta la ricchezza organolettica del territorio nel quale hanno la fortuna di vivere.

P. S. Per l'abbinamento oltre alla fetta di pane con l'olio di Oasi degli Angeli, vanno considerate le olive all'Ascolana e i formaggi piccanti. Il vino è altresì ottimo da meditazione.