Sempre caro mi fu quest'ermo colle...
di Sergio Illari

12 gennaio 2014

" Sempre caro mi fu quest'ermo colle"....

Chissà se il Leopardi nel concepire questi versi davanti al monte Tabor a Recanati, non avesse davanti agli occhi anche il panorama dei colli marchigiani e magari non fosse intento a sorseggiare un buon bicchiere di vino. Chissà...

Personalmente sono legato a queste colline perchè fino all'età di 20 anni, vi ho trascorso le mie vacanze estive. Quando posso ci torno volentieri e la bellezza di questi posti, di questi paesaggi, è rimasta immutata nel tempo.
Oggi guardo queste colline con occhi diversi, da appassionato, e rimango sempre piacevolmente colpito dalla dolcezza delle altitudini e dai colori che in determinati periodi dell'anno, dipingono questi paesaggi meravigliosi in un caleidoscopio di sfumature. Dal giallo dei campi coltivati a girasoli e grano, che diventano più scuri laddove è stata effettuata la mietitura, fino a diventare rosso mattone per il sole che arde la terra e gli arbusti rimasti. Al verde degli uliveti e delle vigne che, nell'estendersi verso le montagne, diventano più scuri via via che la boscaglia s'infittisce sempre più. Fino a giungere al marrone scuro della terra dei campi, mossa dagli aratri per prepararla ad una nuova semina e qui, non di rado tra la maggese, in lontananza ad un attento osservatore non è difficile scorgere leprotti e fagiani.
Ma quello che più colpisce il viandante è la linea dolce delle colline ed il loro susseguirsi fino ai piedi delle montagne e dal versante opposto, il lento diradarsi dei vigneti verso il mare Adriatico.
E' terra di Verdicchio ma anche di Sangiovese, Montepulciano e Vernaccia.

Il Verdicchio fa da padrone nella zona dello jesino e di Matelica e si spinge fino al mare nei pressi di Senigallia.
Maiolati Spontini, Staffolo, Montecarotto, Castelbellino, Serra S.Quirico, Cupramontana, sono i comuni dove il Verdicchio riesce ad esprimersi ad livelli altissimi. Molto si deve alla posizione dei vigneti, che raggungono un altezza massima di 400 mt slm ed alla conformazione del terreno, cosi ricco di mineralità per la vicinanza del mare che ne influenza le caratteristiche organolettiche.

Di Cupramontana è l'azienda Vallerosa Bonci, che a giugno 2014 sarà ospite della Delegazione AIS Castelli Romani. Con circa 25 ettari di vigneti di proprietà ed una produzione che si attesta sulle 250 mila bottiglie, l'Azienda si affaccia su un panorama da mozzare il fiato. Vigne, frutteti, oliveti a perdita d'occhio. Si produce quasi esclusivamente Verdicchio, ma a dimostrazione della estrema versatilità del vitigno, Giuseppe produce anche varie tipologie spumante, di cui una con Metodo Classico di Verdicchio in purezza.
Apro la chermesse degli assaggi con il Brut, 36 mesi sui lieviti da uve verdicchio della Contrada Pietrone. Grande finezza al gusto e del perlage. Ottimo come aperitivo, ma uno spumante così accompagnerebbe tranquillamente tutto il pasto.
Il fiore all'occhiello dell'Azienda è comunque il cru "San Michele". Dalle sue uve Bonci produce il Verdicchio Classico Superiore "San Michele",14 gradi alcolici di vero marchio territoriale.
Oro lucente, fruttato e floreale ma prepotentemente minerale, di gesso e pietra focaia.
Ottimo abbinamento con i piatti di mare, quel mare che dalla terrazza della cantina si riesce a vedere. Mi dice Valentina, figlia di Giuseppe, che i veri Castelli di Jesi sono quei colli che vediamo davanti a noi, sono loro il vero patrimonio. Come dargli torto.

Qualche chilometro in macchina ed eccomi nel territorio di una vera chicca enologica, la Lacrima di Morro D'Alba. Prodotta nei comuni di Ostra, Belvedere Ostrense, Ostra Vetere, Monsano San Marcello e ovviamente Morro D'Alba. E' l'ennesima dimostrazione del legame tra territorio e vitigno.
Uva a bacca nera che prende nome dalla caratteristica forma a lacrima dell'acino.

Qui l'Azienda Agricola Vicari è una istituzione, essendo una delle famiglie più antiche del paese e fa il vino da almeno 170 anni.
In azienda, un documento datato 1842, attesta che la famiglia già all'epoca "commerciava in mosto".
Tanta è la semplicità della struttura, che devo passare davanti la porta della cantina un paio di volte per capire che Nazzareno è proprio lì che fa il vino. Verdicchio certo, ma soprattutto la Lacrima di Morro d'Alba.
In cantina c'è lui, pantaloni corti e scarponi da campagna con un paio di forbici da potatura in mano e Valentina,la figlia. Mi lascia quasi subito per andare a finire il lavoro in vigna.
Ottimo il suo verdicchio ma la vera sorpresa è la Lacrima del "Pozzo Buono", prodotto in sole 10.000 bottiglie. Un rosso rubino scuro, denso, impenetrabile che profuma di prugne, di erbe aromatiche, ginepro, mirto e di una succosissima spremuta di arancia sanguinella. Caldo e sapido e con un tannino che accarezza il palato.
Una vera sorpresa nella terra del Verdicchio e del Rosso Conero e che meriterebbe maggiore considerazione da parte di tutti noi. Matura esclusivamente in acciaio per 10 mesi ed è il degno compagno di viaggio di un piatto di tagliatelle al ragù rosso di anatra, tipico di queste parti, ma anche dei formaggi locali a pasta semidura e di una splendida frittata al tartufo nero estivo che l'osteria "Il Mago", situata sulla piazzetta antistante le mura del centro storico di Morro D'Alba, propone a chi vi si intrattiene.
E che dire della signora Anita, la proprietaria dell'Osteria "Da Anita" di Cupramontana.
Situata in un vicolo del centro storico, Anita prepara il suo menù tutto incentrato sulla territorialità: vincisgrassi e tagliatelle tirate al mattarello e tortellini, qui chiamati cappelletti, al ragù di carne tutto rigorosamente fatto in casa. Una ospitalità ed un servizio d'altri tempi come la foto di Gino Bartali ripreso mentre mangia durante una pausa di un datato Giro d'Italia.
Ospitalità rurale semplice e genuina quella di questa terra, fatta di sorrisi e buone maniere, di cieli limpidi di giorno e stellati di notte.
Tra terra e mare. Di un viaggio che val bene una "Lacrima"... Mi lascio andare... e "il naufragar m'è dolce in questo mar".