Il Kimmeridge, come ci illustrano i libri d testo, è una tipologia di terreno che deriva da una conformazione geologica,
formatasi 150 milioni di anni fa, proprio nell’era omonima.
Il termine corretto da utilizzare è calcare kimmeridgiano o marna kimmeridgiana. Nacque dal compattamento sul
fondale marino di gusci calcarei di ostriche, ovvero carbonato di calcio che ha la capacità di avere effetto diretto sulle coltivazioni
agricole e in particolare sul vigneto, persino sulle qualità fisiche delle uve e sul vino che ne deriva. Il pH del sottosuolo è altissimo
e permette la conservazione di tutti i nutrienti fondamentali per la vite, oltre che l’acidità. A differenza di tanti altri suoli,
il kimmeridge ha un impatto determinante sul vino tanto che spesso fa scivolare in secondo piano gli aromi primari delle diverse varietà.
I terreni affioranti di questa era geologica, corrono lungo una linea diagonale che attraversa la Francia nord-orientale e ricadono in
tre denominazioni di rilievo: la zona di Sancerre e della Loira orientale, lo Chablis e la vicina Aube,
la regione più a sud dello Champagne.
Da queste zone andremo a degustare vini più rappresentativi, che ci permetteranno di capire le peculiarità del Kimmeridge nel vino.
I vini in degustazione saranno pubblicati appena avremo confermata la disponibilità delle etichette scelte.